Titina era grande, era immensa, unica. Titina, che si rifaceva a tutti i più grandi modelli di attrici, ha rappresentato l'esplosione della rabbia della piccola borghesia, quella destinata alla giornaliera sopravvivenza, quella della Napoli che soffre, che lotta. La sua recitazione scevra da ogni artificio, la grande poesia del suo volto, della sua voce, l'hanno fatta assurgere a modello a cui rifarsi, a cui tendere. Titina sapeva calarsi,come pochi, nei personaggi di cui vestiva i panni sapeva viverne i momenti magici e al contempo palpitarne le emozioni; fu indefinibile la sua interpretazione di Filomena Marturano ed ecco le sue stupende parole a spiegarne il successo: "Commuovere la platea senza ricorrere al mestiere ed a lenocini, arrivare alla semplicità, alla umanità drammatica e bruciante, senza artificio ma con una dignitosa, aristocratica linea d'artista é cosa estremamente difficile, che esige enormi fatiche e grandi rinunce: ed io non so se ci sono riuscita. Un artista cosciente non può dire di avere interpretato un personaggio, se non lo sente nel sangue nei pori, nella pelle, se non respira del suo stesso respiro, se non parla con la sua voce, se non piange con le sue lagrime". Titina De Filippo era la donna della mediazione familiare, attrice poliedrica, affascinante, severissima nel lavoro. Come del resto lo erano anche Eduardo e Peppino.
Attrice di gran talento fece parte di moltissime compagnie di sceneggiate, comiche e drammatiche. Oltre che in teatro, la Grande Titina lavorò moltissimo in televisione e nel cinema. Anche nel cinema, prima con i fratelli e poi con il grande Totò, seppe far valere tutta la sua bravura artistica, godendo dei favori del pubblico e della critica. Va ricordato che Titina, oltre ad essere impareggiabile attrice, fu anche autrice di soggetti cinematografici, di commedie, alcune delle quali scritte con Peppino, fu sceneggiatrice cinematografica e scrisse anche delle poesie molto belle.
Da tempo sofferente di una malattia al cuore, si ritirò definitivamente dalle scene nel 1961. Si dedicò allora alla pittura di quadri collage di carta e alla poesia. Morì il 26 dicembre del 1965.
Il comune di Roma dove l'attrice viveva in via Archimede le ha intitolato una strada, mentre Vittorio De Sica le dedicò nei titoli di testa il film "Matrimonio all'italiana", trasposizione di Filumena Marturano.