Biografia          Foto         Titina
Un primo tentativo di formare una compagnia viene fatto da Eduardo nell'estate del '30 , il complesso viene chiamato'Teatro umoristico di Eduardo De Filippo con Titina e Peppino' con spettacoli a Roma e Civitavecchia. Dopo un breve rientro dei fratelli nella Compagnia Molinari il "Teatro Umoristico "ha un breve debutto al Teatro Nuovo di Napoli ; nell'estate del '31 riformata la compagnia recitano al Teatro Palazzo di Montecatini. Dopo questi primi timidi tentativi, il vero e proprio debutto della Compagnia Teatro Umoristico "I De Filippo" avviene a Napoli il 25 dicembre 1931 con " Natale in casa Cupiello " , al Teatro Kursaal. Ottennero a Napoli un successo pressoché immediato. Sostenuti dal successo passarono dal Sud a Nord richiamando sul loro nome e sulla loro arte l'attenzione di tutti i pubblici italiani. I tre fratelli rimasero insieme 13 anni e la loro inseparabilità divenne un mito. La Compagnia durera' fino al 1944. Ma ciò era destinato a finire. Venne il giorno della loro separazione che suscitò un grande rammarico. Eduardo era un despota, aveva la pessima abitudine di trattare male tutti, Peppino compreso.


La differenza di carattere e stilistica dei due fratelli li spinge a continui contrasti, tanto che arriva a litigare anche con Titina. Una sera, durante le prove di una commedia, Eduardo era particolarmente incollerito, non gli andava bene nulla. Interrompeva spesso Peppino villanamente, finchè Peppino si stancò di quei modi, davanti a tutta la compagnia, si alzò e gli gridò, col braccio alzato nel saluto fascista: "Duce! Duce!", e uscì dal palcoscenico.
Era il dieci Dicembre del 1944, al teatro Diana di Napoli e la compagnia "Il teatro Umoristico dei De Filippo" si scioglie, mettendo fine ad un lungo periodo fatto di contrasti, incomprensioni e stili artistici differenti. Da lungo tempo ormai i due fratelli camminavano su binari artistici differenti, e probabilmente all'origine dei loro dissidi c'era proprio la nuova concezione eduardiana del teatro. Eduardo elabora una forma di umorismo più costruito, che mostra la parte amara della risata, che s'immerge nel quotidiano da cui prende spunto. Peppino, invece, che aveva fondamentalmente il temperamento del comico, scelse la via della caricatura assoluta, dell'improvvisazione. Una comicità meno amara e più semplice e diretta. Si venne a creare così un vero e proprio solco nel modo di concepire il teatro stesso.
Il dissidio tra i due De Filippo, appena addolcito dalla mediazione di Titina, dura per molti anni, anche a causa del carattere duro ed autoritario di Eduardo. I due si rividero solo dopo molti anni e precisamente due giorni prima della scomparsa di Peppino, nel 1980.
Di questa situazione è testimonianza uno scambio di lettere conservate al Gabinetto Vieusseux di Firenze. I loro toni rivelano i caratteri di Peppino e di Eduardo. Peppino cerca di intenerire, chiama in causa i sentimenti, la famiglia... E' glaciale, Eduardo, la sua e' una furia fredda, il senso di un’offesa profonda recata alla sua arte oltre che alla maggiore età che lo responsabilizza, fino alla tirannia, nei confronti del fratello più giovane.
I DE FILIPPO
Titina era grande, era immensa, unica. Titina, che si rifaceva a tutti i più grandi modelli di attrici, ha rappresentato l'esplosione della rabbia della piccola borghesia, quella destinata alla giornaliera sopravvivenza, quella della Napoli che soffre, che lotta. La sua recitazione scevra da ogni artificio, la grande poesia del suo volto, della sua voce, l'hanno fatta assurgere a modello a cui rifarsi, a cui tendere. Titina sapeva calarsi,come pochi, nei personaggi di cui vestiva i panni sapeva viverne i momenti magici e al contempo palpitarne le emozioni; fu indefinibile la sua interpretazione di Filomena Marturano ed ecco le sue stupende parole a spiegarne il successo: "Commuovere la platea senza ricorrere al mestiere ed a lenocini, arrivare alla semplicità, alla umanità drammatica e bruciante, senza artificio ma con una dignitosa, aristocratica linea d'artista é cosa estremamente difficile, che esige enormi fatiche e grandi rinunce: ed io non so se ci sono riuscita. Un artista cosciente non può dire di avere interpretato un personaggio, se non lo sente nel sangue nei pori, nella pelle, se non respira del suo stesso respiro, se non parla con la sua voce, se non piange con le sue lagrime". Titina De Filippo era la donna della mediazione familiare, attrice poliedrica, affascinante, severissima nel lavoro. Come del resto lo erano anche Eduardo e Peppino.
Attrice di gran talento fece parte di moltissime compagnie di sceneggiate, comiche e drammatiche. Oltre che in teatro, la Grande Titina lavorò moltissimo in televisione e nel cinema. Anche nel cinema, prima con i fratelli e poi con il grande Totò, seppe far valere tutta la sua bravura artistica, godendo dei favori del pubblico e della critica. Va ricordato che Titina, oltre ad essere impareggiabile attrice, fu anche autrice di soggetti cinematografici, di commedie, alcune delle quali scritte con Peppino, fu sceneggiatrice cinematografica e scrisse anche delle poesie molto belle.
Da tempo sofferente di una malattia al cuore, si ritirò definitivamente dalle scene nel 1961. Si dedicò allora alla pittura di quadri collage di carta e alla poesia. Morì il 26 dicembre del 1965.
Il comune di Roma dove l'attrice viveva in via Archimede le ha intitolato una strada, mentre Vittorio De Sica le dedicò nei titoli di testa il film "Matrimonio all'italiana", trasposizione di Filumena Marturano.
Titina era la prima dei tre figli nati dalla relazione di Luisa De Filippo con Eduardo Scarpetta, che erano definiti "i figli del bottone", in quanto la madre era la sarta della compagnia del grande commediografo napoletano, nonchè nipote di sua moglie Rosa De Filippo, che conosceva e tollerava questa famiglia parallela del proprio marito. Essendo la primogenita e quindi la prediletta, Titina da piccola studiò musica frequentò una scuola gestita da monache e imparò il francese. Ma nata e cresciuta fra gente di teatro, è destinata a diventare attrice. Il palcoscenico esercita su di lei un fascino talmente irresistibile da spingerla ad improvvisare recite nella camera da letto della madre, davanti allo specchio di un grande armadio di noce intagliato e al fratellino Eduardo. A tredici anni Titina scoprì di essere anche figlia d'arte, cosa che la invogliò maggiormente a continuare su questa strada.
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