Il Passo del Bradipo
LA MALA EDUCACION    di Enzo Faenza

Quel giorno vennero in tre. Il segretario in gilet celeste e camicia a righe, quasi elegante, e i due bidelli: uno in camice blu lungo, fino ai piedi, da primario ospedaliero, l'altro con i pantaloni che gli arrivavano quasi alla gola, sorretti da una cintura sgualcita probabilmente ereditata dal nonno paterno.
"Che cazz' vonn' chist' ogg'?!" imprecò subito Fonzo molto, molto infastidito
dalla comparsa improvvisa dei tre. Lui, Fonzo, era il mio compagno di banco:
l'ultimo, quello in fondo ad una delle tante, grandi aule della scuola elementare
" Edmondo De Amicis". Quel posto recondito, alcune miglia dalla cattedra, era storicamente riservato ai "ciucci", ai "ripetenti", ai "malamenti": io ero un ospite particolare per la mia particolare altezza. Era luogo, quello, insieme di perdizione e di formazione. Mentre il maestro spiegava, lì si commerciava in figurine Panini o si barattavano penne, matite, temperamatite, quaderni e gomme trafugate ai secchioni dei primi banchi. Una volta  fu ricettata e venduta anche una copia del catechismo. Si apprendevano, così, concretamente, le prime nozioni di economia e commercio. Ogni tanto,poi, precoci e mal controllati flussi ormonali  costringevano i più grandi a tenere le prime, anche pratiche, lezioni di educazione sessuale. Era un luogo, quello, per così dire, molto viscerale, molto materiale.  Come assolutamente materiali erano le motivazioni per cui, Fonzo, mi voleva un gran bene. La mattina, appena arrivava, sempre in ritardo, subito mi chiedeva come era farcito il mio panino. La prima bacchettata della giornata era tradizionalmente sua. Puntualmente, ogni giorno, veniva beccato dal maestro, con le guance gonfie, mentre trangugiava metà della mia "colazione".        "Fonzo, quante volte devo ripeterti che per mangiare devi aspettare l'ora della ricreazione!?" E cosa era stà "ricreazione"? Un appuntamento mistico, un evento religioso, una seconda creazione di Dio? Boh! In quegli anni la nostra lingua madre era il dialetto e l' "italiano" era una lingua spesso, molto spesso, straniera. E poi Fonzo non poteva di certo aspettare una seconda creazione divina: aveva fa-me! Apparteneva ad una famiglia povera e mi aveva raccontato che la mamma, ogni mattina,  preparava sì qualche "colazione", ma loro erano in troppi, proprio troppi: chi si alzava  prima ne usufruiva, gli altri facevano passo. Fonzo mi voleva bene perché gli avevo regalato l'unica "Bic" nuova della sua vita, con il tappo integro, non rosicchiato. Fonzo mi voleva bene perché, ogni tanto, gli passavo, "sottobanco", un' appiccicosa caramella mou che colmava provvisoriamente le sue fasi ipoglicemiche ed ipoaffettive.
Quel giorno che "vennero in tre", il segretario tirò fuori un foglio e cominciò a declamare dei cognomi. Uno alla volta, alcuni nostri compagni raggiunsero mansueti la cattedra. Qualcuno bisbigliò che essi sarebbero andati in un'altra
aula: erano troppo vivaci e disturbavano la "quiete", il buon andamento di una
classe modello ( forse di una scuola di classe?!). Quel giorno correva l'anno 1866, pardon 1966, cento anni avanti alla pubblicazione del mitico, deamicisiano "Cuore"…eppure vennero e vennero in tre.
           Ad un certo punto, nell'aula, improvviso ma assolutamente previsto , riecheggiò il cognome di Fonzo… ma Fonzo non si mosse
Il cognome fu ripetuto, questa volta con più enfasi… ma Fonzo non si mosse. Egli mi guardò negli occhi e mi tranquillizzò: "Io nun' me ne vac', io rest' cu' ttè!" I due bidelli, allora, ad un cenno perentorio del segretario, avanzarono gagliardi verso di lui.
Fonzo repentinamente si attaccò al banco, lo abbracciò come un cobra, cominciò a gridare come un forsennato. " Iatevenn', ricchiun', iatevenn'!" esclamò un' ultima volta… Fonzo non si mosse, fu portato via.
Io rimasi solo, in quel vecchio banco monoblocco, ma solo fisicamente:
con la fantasia di bambino,quel giorno, e per qualche tempo,seguii Fonzo… Nella realtà, invece, lo vidi, solo qualche altra volta, nel grande corridoio della scuola; lo vidi ancora, poi, qualche anno dopo, con un fisico da Silvester Stallone, mentre scaricava brontolando un camion. Poi, non lo vidi più.Un giorno, su un quotidiano, lessi che lo avevano arrestato: non ricordo dove e perché. Ricordo, invece, molto bene, che nel catturarlo i gendarmi, pardon i carabinieri, avevano imprecato il suo cognome ma…Fonzo non si era mosso, era stato portato via! Chi si muove o si muove troppo nella vita, è un perdente…parola di bradipo!
Ah dimenticavo! Ogni riferimento a persone, fatti o luoghi è assolutamente casuale: non è mai esistita una scuola elementare "De Amicis", io e un certo Fonzo non l'abbiamo mai frequentata, lui non è stato mai "deportato" o arrestato e, ancora adesso, nel 2007, nello spirito della nostra avanzata democrazia, nelle scuole, di ogni ordine e grado, le classi vengono composte
con un meticoloso sorteggio degli alunni!?