Questi fantasmi - Atto II
Eduardo De Filippo

PASQUALE (al balcone  mentre parla  col Professor Santana): ..(...)..Chi mai
potrebbe  prepararmi un  caffe'  come me lo  preparo  io, con  lo stesso zelo
...con la stessa cura?...Capirete che , dovendo servire me stesso , seguo le
vere  esperienze  e non  trascuro  niente.........Sul becco...........lo vedete il
becco?...(...)...sul becco io ci metto questo coppitello di carta...Pare niente,
questo  coppitello,  ma ce l'ha la  sua  funzione ...E  gia', perche',  il  fumo
denso del primo caffe' che scorre, che poi  e' il piu'  carico, non  si disperde.
Come  pure, professore, prima  di colare l'acqua, che  bisogna far bollire per
tre  o quattro  minuti,  perlomeno,  prima di  colarla, vi  dicevo, nella  parte
interna  della capsula bucherellata, bisogna cospargere mezzo cucchiaino di
polvere  appena  macinata.  Un piccolo  segreto!  In modo che  al momento
della colata l'acqua in pieno bollire, già sia aromatizzata per conto suo.
Professore  anche  voi  vi divertite  qualche  volta, perche', spesso, vi  vedo
fuori al vostro balcone a fare la stessa funzione. ..(...)..siccome mia moglie
non  collabora,  me lo tosto  da me...Anche  voi professore?.. E fate bene...
Perche',  quella, poi, e'  la cosa piu' difficile:  indovinare il  punto  giusto di
cottura,  il  colore....A manto  di  monaco....Color  manto di monaco. E' una
grande  soddisfazione,  ed evito  pure  di  arrabbiarmi, perche'  se per  una
dannata  combinazione,  per  una  mossa  sbagliata,  sapete, vi  scappa  di
mano  il pezzo di  sopra,  si unisce a quello di sotto, e si mescola posata e
caffe'...Insomma viene una schifezza...Siccome l'ho fatto con le mie mani e
non me  la posso prendere  con nessuno, mi  convinco che e'  buono e me lo
bevo  lo stesso.....Professore e'  passato. (versa il contenuto nella tazzina)
Ecco qua! Caspita, che caffe'! E' cioccolata! Vedete quanto poco ci vuole per
rendere  felice un uomo:  una tazzina di  caffe', presa  tranquillamente  qui
fuori....con un simpatico dirimpettaio....voi siete  simpatico,  professore....
vedete,  mezza tazzina me  la  conservo, me la bevo tra  una  sigaretta  e
l'altra (accende una sigaretta)...........(...).... 

Portare alle labbra una tazza di caffé fumante é un gesto comune in buona parte del mondo, ma pochi si saranno posti domande sull'origine della bevanda, la sua storia, il suo significato sociale.
Sulle sue origini vi sono molte leggende. Tutti conoscono quella delle capre che, in un convento musulmano dello Yemen, si misero a saltellare impazzite dopo aver brucato foglie e bacche di un arbusto di montagna: i monaci incuriositi ne fecero un infuso...

Meno nota la leggenda su Maometto: si narra che un giorno in cui il Profeta si sentiva malissimo l'Arcangelo Gabriele gli venne in soccorso, portandogli una pozione inviatagli direttamente da Allah. La bevanda era scura come la Sacra Pietra Nera della Mecca, comunemente chiamata "qawa". Maometto la bevve, si rianimò di colpo e ripartì per grandi imprese.
Un'altra antichissima leggenda raccontava di una bevanda sorgente di estasi, in grado di trasportare lo spirito fino alle sfere celesti.
La Storia del Caffè
La più nota storiella (raccontata agli allievi dal frate maronita Antonio Fausto Nairone, docente di teologia alla Sorbona nel 1700) narra, invece, che in Arabia un pastore di nome Kaddi , avendo portato al pascolo le sue capre, notò sbigottito che esse, dopo aver mangiato le bacche di una pianta ivi spontanea, mostravano segni di eccitamento. Il pastore non riuscendosi a spiegare l'accaduto, lo sottopose al vegliardo abate Yahia. Costui, intuendo quelle che erano le proprietà della pianta, ne fece una bevanda amara e ricca di calore che, riscaldando il corpo lo rinvigoriva, liberandolo da sonno e stanchezza.  
Una leggenda simile vuole, invece, che il caffè sia stato scoperto da un Iman di un monastero arabo, il quale ne preparò un decotto e lo fece gustare a tutti i monaci del convento, che rimasero svegli senza fatica tutta la notte. Un'altra storiella narra di un monaco arabo, lo sceicco Ali ben Omar, che rimase solo durante un viaggio verso Moka, città nella quale accompagnava il suo maestro Schadeli, morto durante l'itinerario. Apparsogli un angelo, fu incoraggiato a proseguire verso quella città, dove infuriava una terribile peste. Qui, con le sue preghiere ad Allah, riuscì a guarire molti malati e persino la figlia del re, della quale si innamorò. Il Re, però, allontanò il monaco, il quale, costretto a vivere nella solitudine della montagna, per appagare la fame e la sete, dovette invocare l'aiuto del suo maestro, il quale gli inviò un magnifico uccello dalle piume variopinte e dal suadente canto. Destato e sollevato dal melodioso canto, Omar si avvicinò per ammirare l'uccello e, giunto sul posto, vide un albero rivestito da fiori bianchi e frutti rossi: la pianta del caffè. Colse alcune bacche e ne fece un decotto dalle virtù salutari che, spesso, offrì ai pellegrini che riceveva nel suo rifugio.
Sparsasi la notizia delle qualità magiche della bevanda, il monaco venne riaccolto nel regno con grandi onori.
Il caffé nel periodo napoleonico.

Un'ultima leggenda racconta che un immenso incendio si propagò in un vastissimo territorio dell'Abissinia, coperto da piante spontanee di caffè, facendo diffondere a decine di chilometri di distanza l'aroma di quella che poté essere considerata una gigantesca torrefazione naturale.Ulteriori leggende fanno risalire le origini del caffè agli altipiani dell'Abissinia, dove,pare, siano le sue vere origini.
Comunque sia, i resoconti di parecchi viaggiatori testimoniano che l'uso del caffè fosse diffusissimo in tutto l'Oriente Islamico alla fine del XVI secolo.

In Occidente il caffè si diffuse attraverso Venezia, dove, si pensa, sia stata aperta la prima "Bottega del Caffè" nel 1640, anche se alcuni ritengono che ne sia stata aperta una precedentemente a Livorno. In ogni caso, il successo fu immediato ed il caffè, sia come bevanda che come locale, si diffuse in ogni città italiana.
La diffusione del caffè nel mondo fu facilitata da una lotta di interessi tra chi voleva conservare l'esclusiva delle preziose piantine e chi desiderava ottenere una parte dei profitti che esse procuravano.
Nel 1690 un comando di marinai olandesi sbarcò sulle coste di Moka, nello Yemen, e riuscì ad impadronirsi di alcune piantine: dopo pochi anni, fiorirono le prime piantagioni a Giava e Sumatra. In seguito, il caffè si diffuse impetuosamente in tutta l'America Centrale e Meridionale dove, specialmente in Brasile, esistono tutt'oggi le maggiori piantagioni del mondo.